Pensare funzionalisticamente
Sappiamo che già dalla seconda metà del secolo XIX, si inventò la casa d’affitto stilisticamente eclettica, dalla disposizione interna non funzionale. Si poneva l’accento principalmente sulla facciata, alla quale spesso si sacrificava l’interno, già deformato dalla considerazione per il “LUCRO”.
Soltanto l’architetto funzionalista, posto di fronte al compito di costruire si pone il problema: a che serve? E confronta la disposizione interna della casa collo scopo a cui serve.
La risposta a quella domanda sembra dapprima assai facile; viene concepita infatti in modo analogo come per la macchina: casa – macchina da abitare, cioè in sostanza “uni funzionalmente”. Il fatto di abitare è concepito come un insieme di fini del tutto definiti, univoci, dati dai singoli tipi di attività della vita; il compito dell’architetto sarebbe quello di scoprire questi fini e di adattarvi le singole parti dell’abitazione e della casa.
PER QUANTO CONCERNE LA NOSTRA ESPERIENZA LAVORATIVA, LA PRASSI MOSTRA IN MODO EVIDENTE CHE LE FUNZIONI NON SONO COSI UNIVOCHE, MA CHE ESSE AL CONTRARIO SI COMBINANO IN SINTESI ASSAI COMPLESSE.