Portatori sani
Siamo un gruppo di giovani professionisti, oggi, portatori sani di un virus benefico che, già da molti anni orsono, colpì e spinse fisicamente ed intellettualmente avanti, con rocambolesca audacia, senza un preventivo calcolo di rischi, colui che ci ha preceduto, segnando anche il nostro destino.
…Nato… e nati per imparare a svolgere questo mestiere, alla ricerca incessante dei valori e delle esigenze della nostra committenza.
Siamo singolarmente con qualifiche e culture eterogenee, assieme, come eredi e portatori sani, vogliamo garantire al singolo ed alle comunità tutte, il concretizzarsi certo delle proprie aspirazioni.
Siamo, nelle nostre diverse specializzazioni, ufficialmente “abilitati” ma con cognizioni scientifiche e teoriche, consolidate ed arricchite da più di un trentennio di audace empirismo di chi è parte di noi ed è tra noi.
Tale praticantato ci insegna che l’architettura, nonostante la sua posizione eccezionale, è fatalmente legata alle altre arti. La sua antinomia dialettica fondamentale vale in sostanza per ogni arte; la si può formulare come una lotta ininterrotta, sempre nuovamente risolta, tra la tendenza al predominio della funzione estetica sulle altre e la tendenza al predominio delle altre funzioni su quella estetica.
Siamo un gruppo consapevole che la funzionalità dell’ architettura è una cosa assai complessa. Essa organizza lo spazio rispetto all’uomo intero, cioè rispetto a tutte le attività, sia fisiche sia psichiche, di cui è capace. Tipico caso di produzione multifunzionale; un edificio deve ben rappresentare la scena di un insieme di processi vitali. Pertanto, organizzare lo spazio che circonda l’uomo come un tutto, intendiamo che nessuna delle parti dell’architettura ha autonomia funzionale, ma che invece sono valutate soltanto a seconda di come formino, sia per l’aspetto motorio sia per quello ottico, lo spazio nel quale si situano e dal quale sono limitate.
Consci di quanto andiamo affermando, spesso prendiamo come esempio quello di una macchina posta in uno spazio abitabile.
Una macchina da cucire, uno strumento musicale… Di entrambi, non valutiamo la loro funzione specifica come parte dell’architettura, ma rispetto al modo in cui forma lo spazio per l’occhio e per il movimento dell’uomo. La sua funzione specifica viene presa in considerazione soltanto nella misura in cui si fa valere in questa organizzazione dello spazio. Così ad esempio …una macchina da cucire… …collocata in quel posto.. …si proprio lì, là dove non vi è intralcio per te che ci lavori e per gli altri intorno a te… …seduta comodamente… …con la giusta luce…
Così ad esempio un pianoforte, la sua funzione specifica rispetto allo spazio architettonico si fa valere con le stesse esigenze e in più ancora con quella ad esempio di una scelta corrispondente all’acustica di quel dato locale. Anche nel caso di sculture e pitture partecipanti alla formazione dello spazio architettonico la questione del valore architettonico riguarderà prima di tutto il modo in cui contribuiscono alla formazione di quello spazio…
SIAMO I PORTATORI SANI DI QUESTI PROPOSITI E LA NOSTRA FORMA-MENTIS, AD ESSI LEGATA, CI COINVOLGE RESPONSABILMENTE